Storia

Storia di Solarolo La frequentazione antropica del territorio solarolese risale all’età del Bronzo Medio (Sec. XVII – XV a.C.), come testimoniano i reperti rinvenuti nell’area delimitata ad Est dalla Via Lunga e a Nord da Via, Ordiere, in confine con il Comune di Bagnara; detta area si presenta particolarmente interessante per la presenza di altri materiali, databili al Bronzo Recente, all’età del Ferro e all’epoca romana. In particolare, per l’età del Bronzo, si è recuperato ceramica frammentata in grande quantità, armi e scarti di fusione di bronzo, utensili domestici e per agricoltura: il tutto denota un insediamento stanziale, assieme a frammenti di fondi di capanne. Il territorio solarolese ha restituito anche pochi reperti che rimandano alla cultura umbra, cioè alla popolazione indigena presente prima e durante le incursioni celtiche. Ben più documentata è la colonizzazione romana del territorio, la quale è legata alle vicende di Bonomia – Bologna, poi di Faventia – Faenza e Forum Cornelii – Imola. La “limitatio” (centuriazione), intrapresa a partire dal 187 a.C., è riconoscibile ancora oggi in gran parte del territorio comunale ed appare qua e là sconvolta dallo spagliamento di corsi d’acqua. Nella maglia centuriale sono state individuate vestigia di circa settanta insediamento rurali (viliae), alcuni dei quali del tipo urbano-rustico, avendo restituito marmi, intonaci dipinti, decorazioni architettoniche in cotto, tessere per mosaico, ecc… Al momento non è possibile datare con sicurezza ogni singolo insediamento; il reperto comunque di maggior interesse è costituito da lapide funeraria del I secolo a.C., attestante la presenza di individui ascritti alla tribù Pollia. Non mancano testimonianze di sepolcreti (tombe “alla Cappuccina”) e di piccole fornaci per laterizi d’uso privato, frammenti di terracotta particolari rimandano alla presenza di un santuario. L’età romana ha lasciato tracce anche nella toponomastica, specialmente prediale. Quasi inesistenti risultano le testimonianze dalla tarda romanità al IX secolo, periodo in cui Solarolo è strettamente legato alle vicende di Ravenna. Il fundus (unità catastale) che ha trasmesso il nome al centro abitato è menzionato per la prima volta in data 8 luglio 993; occorre poi risalire al 1138, allorché Solarolo appare complesso fortificato (castrum), in tale anno distrutto dal Faentini nell’ambito delle ripetute contese con Imola (e altre città) per la sottomissione del territorio tra i fiumi Senio e Santerno. In precedenza per l’area poi solarolese si ha testimonianza di altri due centri di potere, Limite Alto e Castel Nuovo, il primo dei quali ricordato fin dal 1069. Risalgono a questi secoli le prime attestazioni di suddivisione territoriale in “ville”, circoscrizioni civili non sempre coincidenti con le giurisdizioni parrocchiali. Il territorio corrispondente al moderno Comune fu suddiviso nelle seguenti “ville”: Solarolo, Fabrica, Stignano, Pozale, Dugliolo, Donegallia, Casanola, Gaiano e Castel Nuovo; alcune di queste sono poi state spartite con la Podesteria di Castel Bolognese (sorto nel 1388), altre sono rimaste a indicare parrocchie o frazioni, altre ancora sono state assorbite già nel Medioevo. Per quanto riguarda la giurisdizione ecclesiastica, il territorio solarolese è sempre stato diviso tra le Diocesi faentina e imolese, in particolare nei Pievieri di S. Andrea in Panigale, S. Pietro in Laguna, S. Stefano in Barbiano e S. Prospero. Le parrocchie antiche risultano essere quelle odierne (Solarolo, Felisio, Gaiano, Casanola, Castel Nuovo) ad eccezione forse di S. Mauro, che comunque prende il nome da un antico monastero camaldolese, presente fin dagli inizi del XIII secolo. Il dominio faentino si ripresenta nuovamente nel 1217, con la ristrutturazione delle opere difensive, ma non si protrae a lungo per l’intervento dei Bolognesi, questa volta più deciso e dal 1248 col beneplacito dell’autorità pontificia. Risale al 1265 il primo censimento dei “fuochi” delle “ville” solarolesi, cioè dei soggetti passibili di particolare tassazione. Verso lo scadere del Xlll secolo la politica papale, tendente a ridimensionare Bologna, porta alla costruzione del “Comune di Contado imolese”, entità autonoma con proprio consiglio e funzionari, governato però da un podestà imposto, i rapporti sociali e il vivere civile erano regolati da propri Statuti, la prima edizione dei quali è nota per l’anno 1341, e in base ai quali Solarolo è stato governato fino al 1816, salvo parziali riforme in periodi particolari. Ancora, al 1341 è da riportare la ricostruzione del “castello” di Solarolo, con un impianto di forma regolare in cui venne riedificata la chiesa parrocchiale. Il Comune di Contado imolese non ebbe però vita facile né duratura, soprattutto per le pretese dei Signori di Faenza e Bologna. Riconquistata la Romagna intera dalle truppe papaline, il conseguente “censimento” del 1371, che prende il nome dal cardinale Anglic de Grimoard, ci mostra il “castello” di Solarolo con borghi e rocca e interessato da un numero ragguardevole di contribuenti per la “tassa dei fuochi”, a tale data le “ville” circonvicine non sono ancora accorpate al “castello”, condizione che invece si verificherà durante la successiva dominazione bolognese frutto di trattative e lotte coi Manfredi di Faenza che si protrarrà dal 1381 al 1411 circa. In questo periodo il centro abitato, fortificato con fossati, palizzate e ulteriore rocca esterna, fu servito da mulino (ancora esistente nel Borgo), alimentato dalle acque di un canale proveniente dal fiume Senio e realizzato in primo luogo per utilità del nascente Castel Bolognese. Dopo le tormentate vicende politiche dei primi decenni del XV secolo si instaura uno stabile dominio dei Manfredi in cui vengono realizzate opere difensive in muratura di notevole portata, quali la cinta muraria che ancora si conserva (in parte) e la rocca che conosciamo dai disegni dello storiografo locale Gregorio Manzoni e che venne smantellata in gran parte nei primi anni del secolo XVIII. Alla metà del Quattrocento risale pure la Porta occidentale del castello, demolita poi a fine Ottocento e ricostruita nell’antico aspetto nel 1965 circa. Sempre a detta epoca è databile lo splendido rilievo marmoreo con Madonna e bambino, conservato ora in Municipio. Le alterne vicende dei primi anni del Cinquecento, a seguito dell’occupazione del Valentino, portano Solarolo a uscire dall’orbita faentina, essendo “il Castello con le sue ville” concesso in pegno ai Gonzaga nel 1514; due anni dopo inizia il reale dominio della Casa di Mantova che si protrae fino al 1573, con l’intermezzo del governo diretto di Isabella D’Este (1529 – 1539) in seguito a scambio di proprietà col marito Francesco Gonzaga. I dieci anni di Isabella, fervidi di nuove opere e commerci, sono dettagliatamente documentati nella nutrita corrispondenza epistolare che si conserva nell’Archivio di Stato di Mantova. Terminata la concessione del feudo, Solarolo dal 1574 diviene ‘Governo di Consulta’, cioè Comunità autonoma presieduta da un governatore nominato da Roma, facente parte della Provincia o Legazione di Romagna, Solarolo fa capo quindi al Vice-legato residente in Ravenna, in prima istanza, e alle varie Congregazioni di Roma. Nei due secoli che porteranno allo scadere del Settecento, peraltro politicamente tranquilli, si può rimarcare il generalizzato fermento dovuto alle confraternite locali, alle quali è da attribuire anche la erezione o ristrutturazione di edifici di culto: Chiesa del Rosario (1588), Santuario della Beata Vergine della Salute (1731 – 1736) e Oratorio dell’Annunziata (1743); gli ultimi due ancora esistenti. Verso la metà del Seicento viene soppresso, dopo 130 anni circa di vita, il conventino dei Serviti, situato fuori dal Castello, detto “di San Sebastiano” e dal quale proviene il culto al Santo patrono del Paese (assieme a San Rocco). Altra presenza di rilievo era l’Ospedale, eretto intorno al 1400 e attivo fino al 1798 circa. Nel XVIII secolo, come in precedenza, l’economia solarolese era basata fondamentalmente sull’agricoltura, in particolare per la produzione di frumento, cereale “passato” poi in epoca recente sul blasone comunale, sostituendo la figura del Sole, assieme alla Torre o Maschio della Rocca. L’intermezzo “napoleonico”, contrassegnato da un sostanziale immobilismo nelle cariche amministrative ma da una sentita partecipazione ai nuovi ideali, registra nei primi anni il mantenimento dell’autonomia amministrativa, non ostante l’affiliazione di Solarolo alla “Municipalità del Senio” (con capoluogo Castel Bolognese) dal 1801 al 1803. Facente parte del Dipartimento del Santerno e del Lamone, prima, e in seguito di quello del Reno, la nostra Comunità, dipendendo dalla Vice-Prefettura d’Imola, viene privata dell’autonomia dal 1810 al 1814, inglobata nel Comune di Castel Bolognese. Il periodo napoleonico segna comunque una ripresa generalizzata, in particolare rivitalizzandosi il settore dell’artigianato (lavoratori edili, produttori di cordami e zolfanelli) questione non da poco per un tessuto sociale fortemente degradato in seguito alla scomparsa o quasi dei piccoli e medi proprietari terrieri indigeni, a favore della “nobiltà” esterna. In questi anni viene oltretutto realizzato il sospirato Ponte sul fiume Senio, in località Felisio. Dal 1816 al 1827 Solarolo, nella Legazione di Ravenna, costituisce Governatorato, degradato poi a Podesteria soggetta al Governatore residente a Castel Bolognese; nella Restaurazione, la partecipazione alla lotta politica e ai moti rivoluzionari fa registrare qualche episodio di sangue. Si giunge così alla Proclamazione del Regno d’Italia, dopo la quale il Comune di Solarolo entra a far parte del 3° Mandamento nel Circondario di Faenza (dove ha sede la Sotto-Prefettura). I Cinquant’anni successivi, pur facendo registrare conquiste sociali (Società di Mutuo Soccorso, Istruzione allargata, Patti agrari, Società di credito) e opere pubbliche (Linea ferroviaria, Nuovo Ospedale, Scuole rurali) non portarono, come è noto, lo sperato benessere e pace sociale. Così come non si assiste a episodi particolarmente violenti a cavaliere del secolo, anche lo scioglimento dell’Amministrazione (1921) e l’insediamento della nuova, fascista (11 marzo 1923) non provocarono reazioni di rilievo. Nel ventennio, in particolare, si assiste a lotte intestine nel PNF che portarono alla sospensione di molti aderenti. I mesi della sosta del Fronte al Senio sono per Solarolo durissimi e tra le altre vittime si ricordano quelle dell’eccidio di ponte Felisio ( 2 settembre 1944) per rappresaglia e quelle della Torre della Rocca (10 aprile 1945), minata dai tedeschi a poche ore dalla Liberazione (11 aprile). La ricostruzione, proceduta lentamente e con scarsi mezzi, si può dire non ancora terminata: se le molte ferite della guerra non sono state del tutto cancellatte, d’altra parte la nuova urbanizzazione è cresciuta con criterio a misura d’uomo.